Tappa da Roccella Ionica a Tropea
8 dicembre, bellissima tappa di 99 miglia, sveglia alle 04:00, molliamo gli ormeggi alle 04:45. E’ buio profondo ma c’è un “buon vento” per aprire subito le vele e con le vele spiegate assistiamo ancora una volta al miracolo del chiarore e poi del sole che sorge sul mare. Arriviamo alle 09:00 al traverso di Capo Spartivento con l’Etna innevato sullo sfondo e una luce incredibile. Da questo punto serve il motore perché si è alzato il vento contrario che ci aspettavamo. Prima dello stretto guardiamo le tabelle per sapere come sarà la corrente nello stretto di Messina, i gorghi, i “garofoli” i “bastardi”, le “macchie d’olio”. Troviamo la corrente contraria ma per fortuna dopo le Saline Loniche è arrivato un venticello di poppa che ci aiuta a risalire e quindi usiamo le vele per aiutare il motore.
Nello stretto valgono i regolamenti del VTS dello stretto di Messina per l’ausilio e l’assistenza alla navigazione marittima. Ricordarsi sempre che i canali di servizio sono il ch 10 per la richiesta di servizi, il ch 14 per la rapportazione, il ch16 per il soccorso/emergenza. Importante anche sapere che le imbarcazioni da diporto non sono obbligate a richiedere i servizi VTS ma a conoscere comunque tutti i regolamenti sulla navigazione nello stretto.
L’ultima volta ero passato in giugno ed avevo assistito alla “danza delle feluche”. Le feluche sono imbarcazioni dotate di lunghissime passerelle che fuoriescono dalla prora, lunghe anche tre volte l’imbarcazione stessa e hanno un altissimo albero centrale alla cui sommità si trova il timoniere che dall’alto cerca e insegue il pesce spada. Il pesce viene catturato con l’arpione da un altro uomo posizionato alla fine della passerella. Sembra una danza perché quando le guardi navigare non hanno una rotta precisa, sembrano girare impazzite, a volte sembrano venirti addosso per poi virare all’improvviso. Una danza antichissima che è in realtà la danza del pesce che fugge, che a volte vive, a volte muore.
Purtroppo siamo in dicembre e la pesca delle Feluche c’è solo da maggio ad agosto quindi stavolta niente “danza delle feluche”.
Un’ultima spinta e siamo fuori dallo stretto, vediamo Scilla sulla destra e finalmente il terzo mare del mio viaggio: dopo l’Adriatico, lo Ionio, infine il Tirreno, il mare di casa, almeno per noi romani. Facciamo rotta su Capo Vaticano e dopo un po’ il sole comincia a cambiare colore, sempre più rosso, sempre più vicino all’orizzonte, scende proprio dietro le montagne della Sicilia e alla nostra sinistra sempre lentamente cominciano a stagliarsi le Isole Eolie.
il vento da terra e il mare spianato ci fanno volare fino a 9,1 nodi fin quasi all’imboccatura del porto di Tropea.
Giornata splendida, bellissima navigata, ormeggiamo in condizioni ottimali, cerco di sistemare al meglio le cime di ormeggio per la buriana che dovrebbe arrivare di notte. Ma si sa, quando l’adrenalina scende e ci si sente rilassati, quello è il momento in cui si inciampa in quella bastarda fettuccia che non doveva esserci. Le cime che tengono il tender non dovrebbero mai essere fissate agli ombrinali o alle draglie, non dovrebbero mai attraversare il camminamento lungo la barca.
Finisco l’ormeggio con la paura che mi sia rotto qualcosa. Il dolore al ginocchio è forte, l’ormeggiatore fa portare due sacchi di ghiaccio dal bar ma devo andare al pronto Soccorso. Antonio, il barista, “si offre” di accompagnarci prima a quello di Tropea poi, “convinto” da Raffaele, ci porta fino all’ospedale di Vibo Valentia, trenta chilometri di curve.
Qui la situazione è abbastanza tragica, arrivo alle 22:24 ed esco alle 03:00. La battuta un po’ stronza che faccio tra me e me è: “qui è come Kabul solo che non c’è Emergency”. In realtà quelli che ci lavorano sono degli eroi, si fanno in quattro, nonostante le difficoltà sono anche gentili e hanno una pazienza infinita ma sono in pochi, l’organizzazione è carente, il Covid condiziona e peggiora tutto. Il referto dei raggi RX dice che non ci sono ossa rotte ma servirebbe una risonanza o almeno una TAC ma soprattutto servirebbe un ortopedico. “Ma come? Non c’è un ortopedico di guardia?” “No, torni domani”.
Antonio ci riaccompagna in barca e quando arriviamo sono quasi le 04:00, sono esattamente 24 ore che io e Raffaele non dormiamo. Antonio è un “personaggio” anche se Raffaele è ancora più personaggio di lui, Antonio parla il calabrese di Tropea e dice che per i calabresi dell’interno è come se fosse romano o peggio ancora milanese. Per ringraziarlo della gentilezza voglio invitarlo a cena e gli chiedo di portare anche sua moglie (siciliana di Trapani) tutti insieme, loro e l’equipaggio di Thien Hau.
I nostri vicini di barca sono di Roma, hanno comprato un Bavaria 42 usato a Civitanova, lui e la moglie sono in viaggio da più di un mese per trasferire la barca a Nettuno ma sinceramente dopo tre giorni la moglie non ha mai messo il naso fuori dalla barca e non sono sicuro che esista davvero.
Lorena parte, deve tornare al lavoro. Ieri è arrivata Patrizia, domenica o lunedì arriverà Alessandro. Accompagniamo Lorena alla piccola stazione di Tropea con la macchina di Antonio che ormai ci da le chiavi per ogni necessità. Lorena se ne va con grossi lacrimoni che riescono a commuovere perfino me.
Partiremo appena ci saranno le condizioni e sono indeciso se fare rotta su Acciaroli (98 miglia) oppure direttamente su Salerno (131 miglia). Continuo a guardare il meteo sperando in un miracolo ma non credo che riusciremo a partire prima di martedì o addirittura mercoledì.
Nel frattempo approfittiamo del bel porto di Tropea per il nostro ozio forzato. Ho fatto il pieno di gasolio e riempito le due taniche di riserva perché voglio essere sicuro di poter partire in qualunque momento e a qualunque ora.
Sistemo anche il tender così da eliminare quelle cime bastarde che mi hanno fatto inciampare.
Intanto Patrizia ha avuto la bella idea di prenotare un bel massaggio rilassante alla spa del porto, giusto per non dimenticare mai che la vita è bella.
E’ il quarto giorno che siamo bloccati a Tropea, piove ininterrottamente e pioverà fino a domani mattina, il vento è così forte che la barca sbanda anche in porto. Siamo chiusi dentro, che possiamo fare, in attesa che passi la bufera, se non bere un goccio di Talisker, sentire un po’ di musica e leggere un buon libro? Ieri invece più trucidi, ci siamo fatti pane bruscato, nduja casareccia di Spilinga, musica degli U2 a palla e vino rosso della casa (ovvero quello della nostra cantinetta in sentina). Comunque ho appena scoperto che la nduja è di origine francese, cercate su internet!
Dopo cena ci vediamo un bel film di mare su Netflix “Il mistero di Donald C.” (Colin Firth e Rachel Weisz) la storia vera di Donald Crowhurst, padre di famiglia, con un’attività vicina alla bancarotta che partecipa alla Golden Globe Challenge, la prima regata a vela in solitaria intorno al mondo senza scalo. Lo fa senza nessuna esperienza di mare e di oceano, lo fa per salvare la sua azienda, lo fa per salvare la sua famiglia.
Siamo nel 1968 e quella fu la stessa regata a cui partecipò Bernard Moitessier, raccontata nel libro “La lunga Rotta”, quella in cui il francese, che era in testa e stava praticamente vincendo la gara, decise di rinunciare a tutto, compresi i premi in denaro, “per non perdere la sua anima”. Invece di approdare in Inghilterra decise di proseguire per conto proprio compiendo un altro mezzo giro del mondo per approdare definitivamente a Tahiti dove visse per anni coltivando la terra (per chi non lo sapesse questo grande navigatore era un agronomo). Due uomini diversi che il destino fa avvicinare, con Moitessier come eroe anticonformista e mito per generazioni di velisti, ecologisti, navigatori e l’anti eroe Donald Crowhurst con la sua epopea straordinaria e tragica di uomo ordinario.
Il quinto giorno di sosta forzata a Tropea ci ha finalmente regalato un po’ di cielo azzurro, siamo stati a pranzo con Antonio e la sua famiglia in un ristorante che si trova a poca distanza da Tropea, non saprei tornarci ma c’è una vista spettacolare sulle Eolie. Tropea è addobbata per le feste di fine anno, ci sono luminarie dappertutto, il mercatino di natale, le castagne e il vin brulè che sembra di essere a Bolzano.
E’ Lunedì sera, 13 dicembre, abbiamo percorso 500 miglia e ne mancano “solo” 300 per concludere questa navigazione. Continuo a guardare le previsioni sulle solite app: Predict Wind, Windfinder Pro, Windy e forse si sta aprendo una splendida finestra che ci farà riprendere la navigazione verso nord su questo mare che da oggi ha lasciato i toni cupi ed è tornato finalmente azzurro.
Da Roccella Ionica a Tropea