Riccardo
E’ arrivata la notizia che ieri sera, il 14 luglio, è morto Riccardo. Ho dovuto aspettare qualche giorno, il diario di questa giornata l’ho scritto il 24 luglio. Ancora oggi non riesco a mettere in fila le idee, le emozioni, il dolore, il pensiero di quello che avremmo dovuto fare ancora insieme. Come nelle migliori storie drammatiche anche Riccardo è rimasto beffato da una vita sempre in salita. Lo diceva lui stesso, forse per incapacità di costruire rapporti solidi. Ma era pieno di amore per i figli a cui aveva dedicato tutta la sua vita, proprio questi erano i suoi rapporti solidi, forti come la roccia. Caro amico mio, in questo eravamo simili ma con una differenza a mio vantaggio: quella di avere una compagna come Loredana.
Aspettavi di emanciparti dal lavoro come “bisogno”, ma amavi profondamente il tuo lavoro, essere un architetto ti riempiva di orgoglio. Caro amico mio, non vedevo l’ora di averti in barca, avremmo dormito fuori all’aperto e avremmo cazzeggiato insieme fino a tarda notte, come abbiamo fatto altre volte. Mi mancheranno le tue idee e la tua intelligenza, il tuo buon senso, la tua visione della vita.
Abbiamo diviso cose ed esperienze che neanche i fratelli dividono. Questo l’ultimo messaggio che mi hai mandato due giorni prima di morire: “Stamattina mi sono alzato con due pensieri. Il primo è che la mia vita è sempre stata complicata, da una cosa o dall’altra. Sempre in salita, in gran parte per mia responsabilità e incapacità di avere relazioni costruttive. Ma non mi lamento, ormai sono allenato e credo che se questo è, questo doveva essere!
L’altro pensiero è che ti voglio bene e penso a te come a un vero fratello, più che un fratello!
Buon vento amico mio”.
Continuo a chiedermi perché mi hai scritto queste righe e perché proprio in quel momento? Non era raro condividere i nostri pensieri più profondi, dicevo che tu eri l’unico amico che mi era rimasto. Anche se eravamo lontani, sopravviveva quella relazione “analogica” fatta di telefonate, lunghe lettere e, quando possibile, incontri veri.
Però quel messaggio è arrivato inaspettato, c’eravamo sentiti pochi giorni prima per metterci d’accordo sul tuo arrivo a Palermo e non mi aspettavo un messaggio del genere. Ti ho risposto dissacrando e scherzando, ma forse sentivi qualcosa dentro che non andava; Irene mi ha detto che una settimana prima avevi avuto un malore, che ti eri sentito soffocare….. è evidente che non te ne sei preoccupato abbastanza, non hai preso le giuste precauzioni ed è arrivato l’infarto del miocardio. I medici hanno detto che “non c’era niente da fare”. Sei andato da solo all’ospedale, ma neanche l’ambulanza ti avrebbe salvato, così hanno detto i medici….. Sei morto da solo, si muore sempre soli, non è retorica, ma avrei voluto stringerti la mano e abbracciarti perché con te se ne è andata una parte di me.
Sono stato indeciso se informare Lella, alla fine gli ho mandato un messaggio. In effetti potevo anche evitarlo.
Irene mi ha chiesto di poter gettare le ceneri in mare perché amavi il mare come me. Sono contento di aiutarla, vorrei che qualcuno lo facesse anche per me il giorno che verrà. Ti accompagneremo con Lori, Edo, Irene, Caterina, Gianni e chi vorrà venire. Cercherò di organizzarlo in un mare che sia bello, non voglio che tu faccia il tuo ultimo tuffo (ti ricordi di S’Archittu?) in un mare qualsiasi, cercherò di portarti all’Elba, al Giglio o meglio ancora a Ventotene. Ti ricordi la cotoletta alla milanese che ordinasti alla trattoria di Ventotene? Quaranta anni fa Ventotene era diversa, oggi non batterebbero ciglio, sono abituati ai turisti “strani” ma a quei tempi chiedere una cotoletta al cameriere che aveva appena portato una cesta di vimini piena di pescato, alla vecchia maniera, era da ridere. E ridemmo tutti.
Ciao fratello mio, sto raccogliendo le tue vecchie foto e quando le guardo mi viene da ridere, alcune le abbiamo già riviste insieme, altre non le hai mai viste, come quella con la tua orribile giacchetta a quadri al mio matrimonio. Lo so, tu adesso mi rinfacceresti di quando venni al tuo matrimonio con i sandali. A proposito, te ne sei andato proprio il giorno dell’anniversario del tuo matrimonio con Caterina.
Ciao fratello mio, finirò questo giro in barca senza rivederti, dovevi venire per una settimana e invece sarai presente ogni giorno, ogni mattina, in ogni tuffo, in ogni tramonto, in ogni canzone che ascolteremo e che canterò con te.
“Incontri persone che ti dimenticano. Dimentichi persone che incontri. Ma a volte incontri persone che non puoi dimenticare..”
(Mark Twain)
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