Riserva dello Zingaro e le strade di Palermo
E’ venerdì, partiamo la mattina presto dal porto di San Vito e facciamo rotta verso la Riserva dello Zingaro prima di attraversare il golfo di Castellammare del Golfo. Anna non vedeva l’ora di vedere questa zona, riserva naturale, con calette bellissime e suggestive, invece se ne sta sempre chiusa in cabina.

La riserva è un vero paradiso, spiagge dalle acque cristalline e costa rocciosa ricoperta di macchia mediterranea, i profumi di timo e ginestre che inebriano e le case isolate su insenature deserte. Un’esperienza sensoriale unica. Le riserve marine sono l’unico modo per preservare i tratti di costa di inestimabile valore come questo.
A Scopello, borgo antico e suggestivo affacciato su una splendida baia, è impossibile ormeggiare, c’è un assembramento di imbarcazioni e barchette giornaliere, vale la pena tornarci in un’altra stagione.

Ci spostiamo su una spiaggia più a sud dove tutto è più semplice, c’è spazio, il fondo è sabbioso, ci sono solo due barche ed è l’ideale per la sosta del pranzo.
Si parte per attraversare il golfo di Castellammare del Golfo, a vela con un vento NW perfetto per volare di bolina fino a 9.48 sull’acqua e 8.50 di SOG. Sembriamo l’Enterprise di Star Trek che parte per l’iperspazio, non abbiamo i fasci di luce a darci il senso di velocità ma gli spruzzi del mare e la scia sull’acqua che lasciamo alle nostre spalle.

speed

Arriviamo a Palermo per concludere la nostra settima tappa e tagliare il traguardo delle nostre prime mille miglia. Ormeggiamo alla Cala, precisamente al marina SITIMAR, in pieno centro città. Per cena andremo a festeggiare al ristorante Leone, suggerito da Maurizio, un amico palermitano. Mi avrebbe fatto piacere rivederlo soprattutto per parlare e ricordare Riccardo, ma in questi giorni lui e la moglie non sono a Palermo.
Alla Cala c’è anche il cinema all’aperto proprio vicino alle barche e domani sera è previsto un film di Woody Allen. Fantastica Palermo, le sue strade sono decisamente più belle e curate di una volta, i suoi palazzi storici e nobiliari, la sua gente, i mercati, il gelato, le granite, il mangiare in strada. Si incontrano donne bellissime per le strade di Palermo.
La nostra gelateria preferita diventa “La Kala”, con la sua scalinata, la piazzetta e le panchine.

Bagno intasato

E’ sabato mattina, 8 agosto, dopo colazione arriva una brutta notizia. Il bagno degli ospiti è intasato, chi sarà stato/a ?? Nessuno confessa, sono incazzato nero. Come per le scarpe da barca, sono maniaco nell’avvertire e spiegare le attenzioni necessarie nell’uso del wc in barca. Soprattutto se è un wc elettrico. Michela è quella che mi avvisa del problema, ma sono sicuro che non sia stata lei. E’ quella con più esperienza, sa bene cosa significa e poi è troppo onesta per non confessarlo. Non voglio dire che Lino e Anna non lo siano altrettanto ma potrebbero averlo fatto inavvertitamente. Proprio l’ultimo giorno! Penso tutte le cose cattive di questo mondo, ma alla fine me ne faccio una ragione.

bagno intasato

E’ successo e basta, non voglio intossicarmi oltre il necessario, tra un po’ avrò le mani nella merda e devo prepararmi, devo prima riempire i polmoni e il cervello di aria pulita e rilassarmi.
Provo a cercare ma non c’è nessun “professionista” disponibile, dopotutto è domenica 10 agosto. C’ho provato, quindi tocca a me, per fortuna mi aiuta Aurelio, l’ormeggiatore, in cambio di una buona mancia.
Smonto il motore Jabsco, tolgo la scatola nera del maceratore, libero la lametta tenendo ferma la vite posteriore e arrivo al “tesoro”, un bel malloppo di carta sporca di merda.

Mi libero dello schifo, pulisco tutto, anche le ciocche dei capelli che la lama non riesce a macerare, ma prima di rimontare mi viene l’idea di sostituire la guarnizione (O-ring) e le viti in bronzo con nuove viti in inox perché le originali stanno alla fine del loro ciclo di vita. In realtà non sarebbe una buona idea mettere insieme le viti inox con un corpo motore in bronzo ma quelle originali non si trovano.

Comincia la ricerca dei pezzi per le strade di Palermo, vado dal rivenditore di materiale nautico vicino al marina, sembra una cosa facile, invece mi rimandano ad un negozio di forniture industriali vicino al porto principale dove però c’è una fila di quaranta minuti, trovo solo la guarnizione ma non le viti che sono di un passo speciale. Torno e finisco di rimontare il tutto e si sono fatte le 13,30.

Abbiamo liberato il bagno e ho imparato a smontare il Jabsco elettrico. Questa la morale: quando c’è da mettere le mani nella merda non bisogna mai tirarsi indietro. Altra morale: potrebbe essere quella di sostituire il wc elettrico con uno manuale, rinunciando al maceratore. Almeno in quello di poppa degli ospiti, sarebbero così costretti, come ai vecchi tempi, a non gettare la carta nel water ma ad usare il solito cestino con la bustina di plastica. Vi voglio vedere dopo una settimana di navigazione! E allora, perché non fate attenzione e non trattate con amore il mio cesso?

Loredana ha trovato nel frattempo una lavanderia automatica ma è parecchio lontana, la raggiungo e ci godiamo uno spuntino per pranzo tra i banchi del mercato della frutta. E’ tutto molto colorato e pittoresco. Mangiamo una caponata stupenda, senza peperoni come piace a me. Non posso lasciarmi sfuggire l’occasione di chiedere:
“Scusi signora”, rivolto alla cuoca,
“La vera caponata si fa con i peperoni o senza?”
“Senza peperoni, è ovvio”, risponde lei.

RICETTA: Caponata
1 Kg melanzane tonde viola – 500 g pomodori da sugo – una cipolla rossa – 60 g aceto di vino bianco 40 g cuore di sedano – 40 g pinoli – 20 olive verdi in salamoia – 10 foglie di basilico – due cucchiai di capperi sotto sale – zucchero di canna – olio extravergine di oliva – sale

Dunque ho sempre avuto ragione nelle interminabili discussioni con la Capitana che ascolta e annuisce, senza parole. Muta, come dicono a Palermo.
Le origini della Caponata però non sono così semplici come ce l’ha raccontata la signora del mercato.
Cercando nei siti di cucina sembra che ci siano almeno 37 versioni diverse di Caponata siciliana, con almeno tre zone di interpretazione, quella Catanese, quella Trapanese e quella Palermitana. Quest’ultima, che è la mia preferita soprattutto perché non usa i peperoni, racconta come la Caponata derivi dal Capone, inteso come pesce Lambuca, con il quale si realizzava una zuppa di pesce e verdure condite in agrodolce e che secondo alcuni sarebbe la caponata degli aristocratici. I poveracci cucinavano la stessa ricetta ma senza il pesce.

Oggi i guai del wc hanno rischiato di rovinare quella che doveva essere la nostra giornata di riposo ma abbiamo recuperato perché la palla da basket ha girato a lungo sull’anello ma poi è entrata nel canestro. Arriviamo alla sera che siamo stanchi ma soddisfatti, riusciamo comunque a farci belli, uscire, goderci Woddy Allen (“Un giorno di pioggia a New York”) e una magnifica granita di gelso e pesca a La Kala.

LA CURA

…….
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi
La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
Ti salverò da ogni malinconia
Perché sei un essere speciale
Ed io avrò cura di te
Io sì, che avrò cura di te………..

FRANCO BATTIATO

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