Le boe delle Egadi

Siamo arrivati al 30 luglio, tra poche ore sarà Agosto e comincio a tremare. Alle sette di mattina Michela e Sandra decidono di visitare la Fortezza che sta sul Monte di Santa Caterina. Vogliono “vedere il mondo dall’alto” ma hanno anche bisogno di smaltire le tossine accumulate, così almeno dicono. Vorrei andare con loro, forse avrei bisogno anch’io di spurgare sudore e tossine ma alla fine la pigrizia vince e mi ritrovo ad accumulare altre tossine con una colazione a base di gelato, granita e brioches col tuppo.
E’ una bella escursione, hanno fatto bene ad andare, dalla fortezza si gusta un panorama mozzafiato di tutta l’Isola di Favignana.

Michela è una montanara e camminatrice ma appartiene a quella razza strana di montanari/marinai, gente che scala le montagne e attraversa gli oceani in barca a vela e mentre lo fa tiene un libro aperto al proprio fianco. Forse non ha tutta l’esperienza per affrontare una traversata oceanica, ma non mi meraviglierei se un giorno decidesse di farlo. Lei sarebbe un’ottima compagna di viaggio.
Sandra è ben allenata ed è anche lei un’ottima camminatrice, credo che ogni tanto abbia bisogno di sfogare l’immensa energia che ha dentro. Ama comunque inebriarsi di grandi spazi, lo vedo dalle belle foto che fa. Le foto parlano per lei. Sandra è inquieta, credo che sia in cerca di un amore, lo dico nel senso più nobile e dolce del termine. E’ una ragazza intelligente, colta, molto professionale nel lavoro, con molte qualità ma come spesso accade è difficile per un maschietto relazionarsi con una donna di spessore, a volte mi sembra che lei abbassi intenzionalmente l’asticella per entrare in relazione.

favignana monte santa caterina

favignana monte santa caterina

Mi spiace molto non essere andato anch’io a scarpinare, mi avrebbe fatto bene. Sicuramente non sono un alpinista e soffro anche di vertigini. Se dovessi scalare una parete potrei rimanere fermo e inchiodato senza andare su e neanche giù. Però amo la montagna, i grandi spazi aperti, anche se mi accontento di camminare lungo sentieri poco vertiginosi. Mi piace raggiungere i rifugi, quelli che non sono alberghi camuffati, ma veri rifugi, dormirci e risvegliarmi la mattina perché la mattina è sempre magica quando ti svegli in posti così. Provo la stessa sensazione di quando arrivo di sera in una rada deserta e il risveglio del giorno dopo con lo stupore della meraviglia del mare che incontra la terra. Ovviamente le mattine fuori da un rifugio o in una rada al mare, non sono sempre così bucoliche, potrebbero anche essere fredde, ventose e piovose, ma a quelli come noi piacciono lo stesso, anche così.

favignana monte santa caterina

favignana monte santa caterina

Per salire sul Monte Santa Caterina ci vogliono circa 40 minuti partendo dalla tonnara e si racconta che quando il Forte era presidio militare, tutti i giorni “il soldatino più fesso” scendeva a piedi in paese per prendere il pane caldo per tutto il presidio.
Il conto dell’ormeggio a Favignana è uno sproposito: 140,00 euro, la prossima settimana costerà 180,00! Direi che è davvero esorbitante soprattutto perché l’acqua e la luce ci sono solo per poche ore al giorno; capisco che la loro stagione è ridotta, ma è proprio esagerato.
Prima di partire facciamo rifornimento di gasolio, cerco di navigare sempre con il serbatoio pieno ed abbiamo fatto da pochi giorni una traversata con un bel tratto a motore, ciò nonostante carichiamo solo 65 litri. Penso che quello che noi spendiamo per fare un viaggio di 200 miglia, le grandi barche a motore lo spendono per andare in rada a fare un bagno. Ma chi sostiene che la scelta della barca a vela sia una scelta “lenta”, fatta solo per risparmiare soldi, non comprende che la magia della navigazione non sta nella corsa per arrivare, ma nell’empatia che cerchiamo umilmente di creare ogni momento con gli elementi della natura che ci circondano: il vento, le onde del mare, il cielo, la pioggia.

Viaggiare dovrebbe sempre significare vivere una esperienza, e si può avere un’esperienza preziosa soltanto in luoghi, in ambienti con i quali ci troviamo in un rapporto spirituale.
HERMANN HESSE

Facciamo rotta verso i faraglioni, mi aspettavo qualcosa di più scenografico, comunque il tratto di costa più a nord offre una piscina dai colori intensi, ottima per fare un bagno e pranzare. Siamo comunque esposti ad un vento di NE che tra un po’ comincerà a farci ballare.
Infatti come previsto arriva forte, teso, andremo verso Levanzo con una bella bolina stretta, facciamo un bordo, l’idea era di fare il periplo dell’isola prima di andare a dormire, siamo gasati, le previsioni non danno più di 20 nodi di raffiche, invece ne arrivano 33-35, la barca è soprainvelata, riduciamo un po’ il genoa e la randa, ma lo facciamo in ritardo e la barca sbanda troppo ma ormai siamo sotto costa. Chiudiamo tutto e cerchiamo una boa libera sotto il cimitero a Cala Fridda, ma è tutto pieno, ci spostiamo a Cala Minnola, qui c’è posto e lo credo bene, la cala è troppo esposta al Grecale e al Levante. In questa baia, a pochi metri sotto la superficie dell’acqua, c’è un sito archeologico dove sono state ritrovate decine di anfore romane ma c’è anche un modernissimo sistema di videosorveglianza presidiato costantemente da una sala controllo a Favignana. Quindi se intendete fare un’immersione state attenti, se toccate qualcosa vi staccano le mani con un raggio laser comandato a distanza.
Arrivano i soliti ragazzi dell’Ente Parco a riscuotere ma anche ad aiutare, ci dicono che forse si è liberato qualche posto a Cala Fridda, ma prima di spostarci vanno loro a controllare. Tornano e ci confermano la disponibilità, si prendono la cima e ci aspettano al gavitello. Questo sì che è un servizio. Pago e cerco di lasciare qualche euro di mancia ma rifiutano rispondendoci: “….. è il nostro lavoro”. Ci regalano anche due bellissimi calendari delle Egadi. Questo è vero marketing, bravissimi. Il sistema delle boe delle Egadi andrebbe esportato dappertutto.
La prossima volta ormeggeremo in porto, davanti a Levanzo paese, ci sono le boe gestite da “Giovanni” che se serve fa anche da tender per traghettare le persone a terra.

RICETTA bucatini alla paolina
Bucatini 320 g
(cavolfiore verde, pinoli, uva passita, zucchero
Acciughe sott’olio 20 g
Cannella in polvere 1 cucchiaino
Chiodi di garofano 3
Aglio 1 spicchio
Polpa di pomodoro 300 g
Sale fino 1 cucchiaino
Olio extravergine d’oliva q.b.
Basilico q.b.
Pangrattato 100 g

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