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L’Ogliastra, l’isola nell’isola
E’ il 4 luglio ed è iniziata la terza tappa del viaggio, ad Arbatax sono saliti a bordo Michele e Sandra con Ulisse, il loro cucciolo di tre anni.
Mi accompagneranno fino a Cagliari lungo la costa orientale nella tappa che pensavo di dover fare da solo. Avevo qualche riserva sul fatto di avere a bordo un bimbo di tre anni, timore per la sicurezza e per il fatto che uno dei due genitori avrebbe dovuto costantemente dedicarsi al piccolo, a tempo pieno.

Avrei potuto mettere la rete laterale lungo le draglie, ma non l’ho fatto, anche per non far sentire Ulisse troppo libero, meglio che la sua “zona” sia limitata al pozzetto. Ben protetto e con il suo giubbotto indossato sempre in navigazione o comunque sempre a portata di mano. Con Sandra ci eravamo sentiti lo scorso anno, volevamo organizzare delle uscite in barca da abbinare alle pratiche yoga. La cosa non era andata in porto ma era comunque nata una buona intesa anche se solo attraverso il telefono.

Michele dà subito l’impressione di essere un buon compagno di viaggio, con una gran voglia di navigare e di scoprire la magia della barca a vela, di come una barca che pesa diverse tonnellate possa muoversi con il vento e andare ovunque, o quasi.
Michele e Sandra sono arrivati con il loro van perché continueranno il giro in Sardegna anche dopo la settimana in barca. Organizzano bene la cambusa.
Michele si presenta in barca senza le scarpe adatte, è incredibile come le persone sottovalutino il pericolo di farsi male.

E’ evidente che in barca in estate è bello stare scalzi, ma ci sono dei momenti in cui si deve collaborare, ci si deve muovere, a volte anche in fretta e le dita dei piedi saltano con molta facilità. Dopo la paternale Michele va in cerca di scarpe da barca, ma si presenta con dei mocassini neri lucidi che gli hanno venduto come scarpe da scoglio. Sarà il tormentone di tutta la settimana.

La storia di Arbatax e dell’Ogliastra è sempre stata identificata dall’idea di “un’isola nell’isola”. Da Wikipedia: “Il porto di Arbatax era utilizzato sia per il traffico con Cagliari (in alternativa alle comunicazioni via terra) sia per scambi che tendevano a saltare l’intermediazione della capitale, magari, come per l’esportazione dei cereali, ricorrendo al contrabbando. Il porticciolo veniva usato anche per assecondare le esigenze del traffico di legname.

Nel Settecento, il potere centrale sabaudo stabilì che ogni sorta di commercio di cereali con l’esterno si potesse praticare attraverso i soli porti appositamente abilitati di Cagliari, Alghero, Porto Torres e Castelsardo. Con esclusione assoluta degli scali baronali (Longosardo, Terranova, Posada, Tortolì); in determinati momenti tale facoltà venne ristretta unicamente a Cagliari e Porto Torres.

La restrizione mirava, evidentemente, ad assicurare alle Casse regie una più regolare e continua esazione dei diritti di sortita. Il porto di Tortolì, nonostante tutto, in passato era uno dei più redditizi della Sardegna. Nel complesso, nella costa ogliastrina vi è stata una vita marittima plurisecolare, che ha saputo mantenere un insediamento di discreta rilevanza anche in periodi di generale abbandono delle coste”.

La storia di Arbatax è legata anche alle migrazioni stagionali dei pescatori Ponzesi tanto da dire che “ci sono più ponzesi ad Arbatax che a Ponza”. Pescatori che si spostavano a seguito delle migrazioni del pesce spada e dei tonni, che partendo da Ponza arrivavano fino alle coste dell’Ogliastra.

Tra Arbatax e il golfo di Orosei è stato girato il film del 1974 di Lina Wertmüller Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto con uno spassosissimo Giancarlo Giannini e una fantastica Mariangela Melato.

Da non perdere la visita allo stagno e alla cooperativa pescatori di Tortolì.
Le Rocce Rosse sono uno delle principali caratteristiche della frazione costiera e si trovano proprio dentro l’abitato, all’ingresso del porto e ai piedi della collina di Bellavista. La battigia in questa zona è costituita in parte da ciottoli di granito e di porfido rosso e per il resto da scogliere.

Santa Maria Navarrese viene definita come il salotto dell’Ogliastra. “Un’antica leggenda lega il nome di questa località ad una Principessa arrivata dalla lontana Navarra in Spagna… forse scacciata o fuggita dal padre Garcia IV, Re di Navarra, la giovane ed il suo seguito, intorno all’anno 1052 sfuggì ad una temibile tempesta e trovò scampo e riparo nella sicura baia protetta dai venti del nord. All’ombra di millenari Olivastri, come ringraziamento alla Madonna per lo scampato pericolo, fece costruire la bianca Chiesetta tuttora visitabile a poche centinaia di metri dalla spiaggia centrale del paese.” (cit. dal sito del turismo del Comune di Baunei)

santa maria navarrese

E’ domenica e partiamo dal porto di Arbatax, ma prima di puntare subito a Sud, proviamo a veleggiare verso Nord per vedere Cala Sisine e magari anche Cala Luna. Ma c’è troppo vento contrario, non riesco a doppiare Capo Monte Santu, dovrei bolinare, ma non ho ancora preso le misure con l’equipaggio ridotto, inesperto e con la presenza di un bimbo, meglio essere prudenti. Ce ne torniamo scivolando al gran lasco verso gli isolotti dell’Ogliastra e arriviamo per un primo bagno ridossati sul lato Sud.

Nel pomeriggio salpiamo con l’idea di cominciare davvero la discesa verso Sud, ma alla fine ci fermiamo subito a Porto Frailis per far scendere Ulisse sulla spiaggia. Comincerà un rituale che non mi aspettavo ma che avrei dovuto prevedere. Un bimbo di tre anni ha bisogno di correre, sgambettare, giocare con la sabbia e sul bagnasciuga di una spiaggia. Ho qualche dubbio sul fatto che quello che piace a noi (velisti, camperisti, viaggatori estremi e incalliti) possa essere adatto anche ai bambini. Ci sono già passato e il risultato è stato di avere due figli splendidi ma con l’allergia alle tende da campeggio. Per i bambini, soprattutto di quella età, la felicità sta nelle cose semplici, un secchiello, una paletta, una sabbia su cui rotolarsi e acqua a volontà con cui giocare.
Comunque per tutta la settimana dovrò cercare di trovare un ancoraggio che consenta sempre di sbarcare per qualche ora, speriamo bene. Ma lo farò con piacere.

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