da cagliari a carloforte

Arriva la Capitana

Oggi è l’11 luglio, ti svegli nella splendida cornice di Portus Karalis, nel cuore di Cagliari, e ti ricordi che devi avviare la lavanderia di Thien Hau perchè oggi arriverà la Capitana! Oggi ho salutato quelli che sono diventati dei nuovi amici, gli splendidi Michele, Sandra e il piccolo Ulisse che mi hanno accompagnato in questa terza tappa da Arbatax a Cagliari. Alle 11:00 sono poi arrivati gli amici di sempre, Roberto, Beatrice, Sandra e finalmente Loredana. Con loro faremo la quarta tappa, quella da Cagliari a Carloforte e ritorno a Villasimius. Nelle ultime tre settimane ho trascorso sei notti in porto tutte le altre in rada, ho percorso circa 450 miglia e 70 ore motore, troppe per i miei gusti, dovrei essere meno vincolato alle tappe ma non sempre è possibile.
Portus Karalis si trova in una posizione perfetta, in pieno centro città, ma una notte a 120,00 euro non è poco, soprattutto se devi pagare un extra per fare la doccia e nei bagni non trovi neanche la carta igienica…
Roberto, Beatrice e Sandra vanno a fare la spesa, io e Loredana andiamo in un negozio di nautica. Ho bisogno di stare un po’ da solo con lei, c’è parecchio da camminare, parliamo e parliamo. E’ arrivata più bella che mai, ha persino tagliato i capelli, è bellissima e mi mancava da morire.
Ci portano la spesa al molo, la scarichiamo in barca e dopo averla sistemata ce ne andiamo in giro per il centro storico di Cagliari, i vicoli, le stradine, le librerie, i negozi di gourmet sardo dove facciamo scorta di prelibatezze.
Ceniamo al ristorante Kasteddu in via Barcellona, ottima scelta di Roberto.
E’ domenica, 12 luglio, si parte con un bel vento da SSO che ci fa bolinare lungo la costa facendoci uscire in fretta dal Golfo di Cagliari. La nostra tappa di questa notte sarà quella di ormeggiare davanti alla spiaggia di Nora nella bella zona archeologica. Noi la conosciamo bene, cerco di convincerli a visitarla ma nessuno sembra interessato. Si sta comunque bene e siamo riparati dal forte vento di SSO che continua a soffiare. Il fondo sabbioso è buon tenitore, ci sono gruppi di scogli sommersi che interrompono ogni tanto il bianco del fondale sabbioso ma non sono pericolosi, ovviamente restando a distanza di sicurezza dalla spiaggia.
Lunedì riprende la nostra navigazione verso Ovest, la parte iniziale di questa costa non è così affascinante ma ci sono comunque belle insenature e siti interessanti da visitare. Sappiamo che il bello arriverà più avanti, infatti arriviamo davanti alla bellissima Spiaggia di Chia, sempre ventosa e piena di KiteSurf, ci fermiamo alla Spiaggia Su Giudeu per il pranzo e nel pomeriggio diamo fondo davanti alla bellissima Spiaggia di Tuaredda, prima di Capo Malfatano. E’ una spiaggia e una cala da non perdere, c’è un isolotto proprio davanti, conviene ormeggiare nella parte Ovest senza superare le coppie di boe e facendo attenzione agli scogli affioranti.
Eravamo già stati qui un paio di anni fa, ma era maggio ed era assolutamente deserta, adesso invece di gente ce n’è anche troppa. Però la sera vanno via tutti e torna ad essere il posto speciale che conoscevamo. La mattina dopo torna ad essere una Rimini esotica, con tutto il rispetto e l’amore per Rimini.
I fondali intorno all’isola sono molto belli per lo snorkeling, attenzione a portare sempre un pallone segnalatore.
Martedì 14 luglio ripartiamo dopo aver fatto una nuotata fino alla spiaggia dove c’è un ristorante, gestito da un milanese fricchettone, che è simpatico ma ci dà un bel conto salato per una colazione striminzita.
Navighiamo a vela per il golfo di Teulada, passiamo l’ennesima “Isola Rossa” che delimita l’inizio della zona militare e ci infiliamo dentro la baia di Porto Scudo in piena zona militare. Ci sono altre barche ormeggiate, alcuni barconi di turisti, nessuno però che scende a terra. Il vento è molto forte, qui siamo riparati dalle onde ma le raffiche si fanno sentire, anche amplificate dal percorso del vento che scende veloce dalle montagne che circondano la baia.
Alla fine restiamo solo noi e un’altra barca, una pilotina con una coppia a bordo. Azzardiamo a restare per la notte, teniamo sempre acceso il VHF sul ch. 16 per eventuali segnalazioni, però spengo l’AIS, meglio non cercare rogne. Cambio il punto di ormeggio cercando un angolo più riparato, la baia è profonda, quindi nonostante ci sia un vento fortissimo e rafficato che non ci lascerà per tutta la notte, non c’è un filo di onda. Monto la ritenuta sulla catena per alleggerire lo stress sul verricello.
Mercoledì mattina ci muoviamo molto presto, facciamo appena in tempo ad uscire dalla baia e vediamo una motovedetta dell’Esercito che fa il suo giro di pattuglia. Ho letto che in luglio e agosto i controlli e i divieti vengono sospesi ma non credo che sia comunque consentito ormeggiare di notte. L’abbiamo scampata.
Dopo essere usciti dalla baia, direzione Capo Teulada, i telefoni cominciano a riprendere le connessioni, tutta la zona è senza ripetitori 4G e da ieri pomeriggio eravamo isolati. Arrivano i tanti messaggi in coda, troppi. Arriva il messaggio di Iole, il messaggio di Gianni, il messaggio di Maddalena. Arriva la notizia della morte di Riccardo. Piango con Iole e Loredana.
Arriviamo a Carloforte con una bolina impegnativa, solo una pausa di un paio di ore tra le Dune e Porto Pino. Risaliamo il maestrale a zig e zag lungo il lato occidentale di Sant’Antioco, accendendo il motore solo davanti al Faro Mangiabarche (che nome!), all’altezza della tonnara di Sant’Antioco e Calasetta. Ormai è buio, con il motore e le luci tutte accese e facendo attenzione ai traghetti che fanno la spola, andiamo filati al Marina Sifredi, che già conoscevamo.
Adesso che siamo in porto a Carloforte i giorni passano nell’ozio, Sandra e Beatrice affittano le bici elettriche e vanno a fare un giro esplorativo dell’isola, la sera si gioca a burraco in barca, ma io me ne sto fuori, non ho mai giocato a carte, neanche quando ero soldato di leva. Una sera incontriamo Michele e Sandra al ristorante da “Andrea”, l’osteria della Tonnara, davanti al grande parcheggio, dopo il molo dei traghetti. Un posto imperdibile per gustare il tonno e le tante specialità carlofortine. Michele e Sandra stanno completando il giro della Sardegna con il loro van dopo essere stati con me da Arbatax a Cagliari.
Mi spiace restare un altro giorno a Carloforte, ma non me la sento di partire, non ho voglia neanche di uscire dal porto per andare in una delle belle cale dell’Isola. Avrei voluto far vedere ai miei amici la parte della tonnara e la zona nord dell’Isola. Invece restiamo in porto. Sono stremato dall’idea fissa di Riccardo, anche se cerco di non darlo a vedere. Se fossimo partiti avrei dovuto cercare rifugio nella profonda baia di Capo Malfatano. Le previsioni non sono buone ma neanche proibitive, tuttavia non me la sento di passare una notte in rada con il vento forte, gestire i problemi dell’ancoraggio e avere il livello di attenzione a mille. Forse l’adrenalina mi farebbe bene ma non voglio, ho bisogno di lasciarmi un po’ andare, ho voglia di pensare, ho voglia di un briciolo di oblio.
E’ sabato 18 luglio e oggi si parte davvero, sono le 6,30 di mattina, il paese è silenzioso, al molo solo qualche pescatore e un turista mattiniero che passeggia, ieri sera abbiamo saldato il conto e salutato gli ormeggiatori. Volevo mollare gli ormeggi da solo per non svegliare nessuno, invece si alzano tutti per aiutarmi ma anche per gustare la magia della partenza all’alba. Fuori dal porto c’è calma piatta, una leggera foschia, ci gustiamo la tazza di caffè mentre scivoliamo via lentamente, lasciamo Carloforte con i suoi vicoli e la sua focaccia, ma soprattutto il suo tonno sublime.
La calma del mattino ovviamente finisce e arriva un bel vento di maestrale con raffiche di 26-30 nodi che ci fa volare fino a Capo Malfatano dove facciamo sosta per il pranzo. Capo Malfatano e la baia sono un rifugio sicuro anche se con vento forte di maestrale la rada è spazzata violentemente.
Nel pomeriggio ripartiamo riprendendo lo stesso vento che ci trasporta come su un tapis roulant e arriviamo a Cagliari che è quasi buio, poco prima dell’entrata del porto sono costretto a schivare un traghetto che gira inaspettatamente e improvvisamente a sinistra: è un deficiente oppure io devo aver sbagliato il canale di transito. Dopo verifica a posteriori la conclusione è che era un deficiente.
Al momento dell’ormeggio sfioriamo un altro guaio, quello della cima della trappa nell’elica. Sempre Roberto, l’ultima volta era stato a Cala Galera, ma stavolta “si è dato il cambio” con Beatrice nel tirare la trappa dalla parte sbagliata. Per un pelo ci salviamo, ma perdo la pazienza. Con gli estranei sono rigoroso, preparo e spiego prima ogni cosa, ogni dettaglio della manovra. Con gli amici invece mi rilasso e do per scontato che sappiano tutto. In questi casi sarebbe meglio che ormeggiassi da solo con le tecniche di ormeggio in solitaria. Farei meno danni e ci sarebbero meno tensioni.
E’ domenica 19 luglio, Roberto e Betrice partono, la settimana in loro compagnia è stata molto ma molto piacevole, peccato aver fatto troppe notti a Carloforte ma le circostanze, il meteo e soprattutto la mia anima a pezzi per Riccardo, mi hanno tolto energie. Non riesco ad accettare quello che è successo, il dolore è forte.
Sandra si aspettava di più, è sicuramente delusa e mi dispiace. Roberto e Beatrice sono invece contenti e rilassati. Il mio messaggio del giorno dopo la partenza:

“Siamo davvero contenti di avervi avuto con noi questa settimana. Vorrei chiedervi scusa per tante cose, soprattutto per aver perso la pazienza durante l’ormeggio. Quello che voi avete dato a noi in termini di simpatia, calore e amicizia non ha prezzo. Era tanto che non gustavamo una vacanza insieme e sento che ci è mancata per troppo tempo. Siete i compagni di viaggio perfetti. Vi vogliamo bene …. ❤️❤️”
Per fortuna che questa settimana c’erano loro tre e c’era Loredana, non avrei sopportato altre persone.

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