Riflessioni
Sicuramente mi sono fatto trovare impreparato dalle condizioni meteo, ho commesso alcuni errori ed è importante metterli in fila con la razionalità necessaria per capirli e farne tesoro.
I preparativi prima della partenza erano stati frenetici, eravamo tutti reduci dal primo lockdown della nostra vita che una volta si chiamava coprifuoco. Alla nostra generazione nessuno aveva mai impedito di uscire di casa, la parola coprifuoco apparteneva ai racconti dei padri e dei nonni e dei film sulla seconda guerra mondiale. Non potevamo neanche vedere le nostre barche, nessuno poteva uscire di casa neanche per fare quattro chiacchiere al bar.
Dopo il 3 maggio, con quell’atmosfera da “fuori tutti” e quella ritrovata libertà, abbiamo ricominciato a fare tutto quello che nei 60 giorni di clausura forzata avevamo immaginato, sognato, progettato. La mancanza di precauzioni e la poca attenzione la stiamo pagando adesso con la seconda ondata. In quel momento i cantieri nautici sono stati sommersi di richieste, migliorie, installazioni. Eravamo tutti eccitati dall’idea di prendere il mare prima possibile, di fuggire. Il mio cantiere ha fatto il possibile ma ha finito i lavori troppo tardi ed io non sono riuscito ad avere la barca per quelle due settimane che avevo programmato per provare e testare tutto. Sono partito senza conoscere la “nuova” barca, di notte non sapevo neanche come abbassare la luminosità degli strumenti che erano stati installati solo due giorni prima della partenza. Ho dovuto rinunciare al cartografico e usare solo la bussola.
L’equipaggio non era stato preparato come avrei dovuto, inutile ripetere che nelle condizioni post Covid sarebbe stato impossibile, ma sono cose che vanno fatte comunque, e mai trascurate.
La trinchetta, anche questa consegnata e montata solo due giorni prima, non era stata preparata e questo è stato un errore imperdonabile. Ci avrebbe consentito una bolina più sicura, ideale da usare nella burrasca della traversata, invece è rimasta chiusa nella sua sacca. Non l’avevo mai montata e farlo di notte, con mare formato sarebbe stata una follia.
Le vele non erano state lavate nonostante le avessi portate dal velaio a febbraio, molto prima del lockdown. Non erano stati fatti i controlli per eventuali rinforzi come avevo chiesto, il velaio me le aveva riportate poco prima della partenza, così come le aveva prese.
Avevo sottovalutato le previsioni meteo, WINDY e WINDFINDER davano 15/18 nodi con raffiche di 20/25 nodi, condizioni che ho affrontato mille volte, invece ce ne siamo trovati il doppio. Qualche giorno dopo a Olbia, dove stavo per far riparare il grande genoa ferito, il mio vicino di ormeggio mi ha chiesto cosa era successo. Anche lui dovendo fare la traversata con un 45 piedi come il mio, aveva visto altre previsioni ed era partito il giorno dopo. Purtroppo io non avevo visto PREDICT WEATHER come invece aveva fatto lui.
Durante la burrasca le mille piccole cose da cantiere non finite hanno creato ulteriori problemi, il forno a microonde non era stato fissato a dovere, fortunatamente la cornice provvisoria ha retto, ma avrebbe potuto cedere da un momento all’altro. La cucina basculante non era stata bloccata e ballava paurosamente, ho ancora la memoria visiva di Marco sdraiato sul paiolo della dinette che a fatica cercava di bloccarla mentre lo scafo si impennava sopra le onde.
Uscendo da Fiumara si vedeva che il mare era agitato, avrei dovuto mettere da parte il mio orgoglio e tornare indietro, rimandare la partenza. Qui arriviamo a un altro errore, forse il più grave di tutti: quando si pianifica una crociera di altura a vela, gli orari e gli appuntamenti sono aria fritta, non contano niente rispetto alla sicurezza. E’ il Mare a decidere se e quando partire. E’ il Mare a decidere l’ora e il giorno in cui si può partire. Non è mai la nostra presunzione a decidere.
Tutta colpa del cantiere che ha consegnato tardi? Tutta colpa del Covid che ha costretto il cantiere a comprimere i lavori? Colpa del Covid che con il lockdown e la voglia irrefrenabile di partire ci ha tolto la lucidità e la capacità di osservare oggettivamente le cose? No, assolutamente no, siamo sempre noi a decidere, è il comandante ad avere la responsabilità perché le persone si affidano a lui per vivere il mare in sicurezza. In quella occasione avrei dovuto essere un comandante più prudente e accorto.
Non abbiamo mai corso dei rischi vitali ma qualcuno poteva farsi male, Thien Hau è una barca sicura che può affrontare situazioni simili e anche peggiori purché sia condotta bene e con professionalità. Io non ho fatto tutto quello che avrei dovuto per rendere la traversata più confortevole e serena, anche in quelle condizioni meteo così estreme.

 

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